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ANNI 1900 - 1902
ULTIME TRATTATIVE PER L'INGRESSO DEI
CAPPUCCINI
Dopo il permesso rilasciato dal
ministro generale dei cappuccini, in data
17 novembre 1900, p. Guglielmo Stecchetti
da Bergamo, ministro provinciale, ebbe un
ripensamento. Ciò emerge da una
lettera allarmante che don Antonio
Ottolini, parroco di Vicomoscano, scrisse
il 31 maggio 1901 a mons. Geremia
Bonomelli, vescovo di Cremona. Anche da
questa lettera si capisce come l'ingresso
dei cappuccini a Casalmaggiore fosse
atteso da molte persone. Si legge,
infatti: "Spero che questa volta lo zelo e
la buona volontà del provinciale
non vorranno resistere al voto generale di
queste popolazioni, all'intervento di
Vostra Eccellenza che evidentemente
dimostrano che Dio vuole alla Fontana una
famiglia di Cappuccini".
La stesura della convenzione tra i
cappuccini, il vescovo di Cremona e
l'abate di Casalmaggiore doveva definire i
vari aspetti giuridici che riguardano la
nuova comunità religiosa, i locali
d'abitazione ed il servizio del santuario.
Non fu facile arrivare ad un accordo.
Ciò si ricava da alcune lettere di
p. Bernardo Birolini da Albino che
incontrò il vescovo nel mese di
novembre 1901.
Il 18 gennaio 1902 moriva p. Guglielmo
Stecchetti da Bergamo e rimaneva vicario
provinciale p. Timoteo Zani da
Brescia.
Il 21 febbraio 1902, secondo la Cronaca,
venne stipulata la prima convenzione tra
mons. Geremia Bonomelli (vescovo), mons.
Ferdinando Balteri (abate) e p. Timoteo da
Brescia. Non ho trovato questa
convenzione, ma esiste quella rinnovata il
18 maggio 1904 tra lo stesso vescovo e lo
stesso abate con p. Augusto Franceschini
da Crema, ministro provinciale. Questa
convenzione inizia con le parole: "I
Reverendi Padri Cappuccini, dietro
replicate istanze di Sua Eccellenza
Illustrissima e Reverendissima Monsig.
Geremia Bonomelli Vescovo di Cremona,
dell'Illustrissimo Mons. Ferdinando
Balteri Abate e Parroco di Casalmaggiore,
hanno accettato di stabilirsi presso il
Santuario della B. Vergine della Fontana
di Casalmaggiore ...... " interessante
notare come in un documento tanto
ufficiale tutti riconoscano che i
cappuccini non sono entrati nel santuario
della Madonna della Fontana per proprie
aspirazioni, progetti o interessi, ma
perché richiesti dalle
autorità competenti e dal popolo.
Ciò corrisponde allo spirito
dell'ordine, ma mette i frati nelle
condizioni di non avere altri interessi
che la gloria di Dio e della Madonna e la
vita spirituale dei devoti.
- I cappuccini entrano al servizio
del santuario
Il 10 maggio 1902 i primi quattro frati
entrarono alla Fontana. Le fonti
concordano su tre nomi: p. Antonino Caccia
da Bergamo, presidente; p. Gaetano
Ardemagni da Borghetto Lodigiano e fra
Rocco Sangalli da Madone. La Cronaca (che
fu scritta a partire dal 1914) dice che il
quarto religioso era fra Martino Arcari da
Paderno Cremonese ex missionario in India.
Le lettere con le quali i superiori
mandano o cambiano i frati, che si
chiamano liste", sono più precise e
dicono che il 15 aprile 1902 fu destinato
fra Romualdo Bugini da Brignano Gera
d'Adda, un frate che si occupava delle
riparazioni e costruzioni dei conventi,
mentre fra Rocco aveva l'incarico di
cuciniere. Il 30 settembre dello stesso
1902 fra Romualdo venne mandato nel
convento di Monforte a Milano, al suo
posto venne mandato fra Martino con
l'incarico di sacrista e di cuciniere,
mentre fra Rocco diventava questuante.
Credo che la Cronaca abbia sbagliato,
perché appunto scritta dodici anni
dopo. La memoria non è sempre
precisa, specialmente quando si tratta di
rispettare la successione dei fatti.
Comprensibile che all'inizio sia stato
mandato fra Romualdo, che si occupava
anche materialmente delle costruzioni come
muratore, perché l'abitazione
destinata ai frati aveva bisogno di essere
un po' sistemata.
In secondo luogo preciso che i
superiori dei conventi cappuccini si
chiamano "guardiani". Se però in un
convento vi abitano meno di sei religiosi
e se mancano altre condizioni, il
superiore si chiama "presidente".
Così sarà a lungo per
Casalmaggiore.
- Primi tentativi di costituire il
convento dei cappuccini
Al loro ingresso i frati trovarono la
piccola casa, che serviva per i
cappellani, vuota fino al punto che
l'abate si impietosì e
regalò sei sedie. Anche il
santuario era pressoché spoglio,
come risulta dall'inventario dell'ultimo
cappellano,Don Emesto Bergamaschi. Dopo la
soppressione dei Servi di Maria il
santuario era servito da un sacerdote con
il titolo di cappellano al quale bastavano
poche stanze.
I frati per poter vivere la vita
comunitaria avevano bisogno di maggior
spazio. Presero in affitto e poi
acquistarono dalla signora Emilia Tosi il
palazzo attiguo. I frati entrarono nel
nuovo ambiente nel maggio 1904. Per
sistemare un po' le cose fu chiamato di
nuovo fra Romualdo Bugini da Brignano che
abbiamo già incontrato all'inizio
della nostra storia. Il 28 giugno 1904 p.
Leone da Briosco scriveva, infatti, al
ministro provinciale: "F. Romualdo ha
guardato e prese tutte le misure, la
maggior difficoltà è quella
del refettorio; intanto ha fatto qualche
piccola fattura in chiesa". Sembrava che
tutto andasse per il meglio, ma fu solo
allora che si seppe che i veri proprietari
di quello che stava per diventare il
convento dei cappuccini erano gli Istituti
dei Ciechi e Sordomuti di Milano, i quali
intentarono causa perdendola in prima
istanza a Bozzolo (1906), ma vincendola in
appello a Brescia (1907) e in cassazione a
Torino (1908).
- Celebrazioni liturgiche e
devozionali
La Cronaca descrive le funzioni
religiose che si celebravano nei primi
anni dell'ingresso dei cappuccini, i quali
hanno cercato di conservare più che
hanno potuto quanto si faceva
tradizionalmente. Naturalmente una
comunità religiosa ha anche la
funzione di vivere una spiritualità
e quindi di proporla ai fedeli. Non
avrebbe senso che i religiosi fossero
semplicemente degli impiegati al servizio
del Santuario. La ricchezza della chiesa
sta proprio nel fatto che vi sono molte
spiritualità rispettose le une
delle altre e complementari. Anche i
cappuccini daranno il loro apporto di
fede, di devozione e di
spiritualità al Santuario. Qualche
traccia è già presente
nell'elenco che segue.
"Le feste annuali di questo santuario
sono: l'Annunciazione (25 marzo): il
concorso è veramente consolante.
Nel pomeriggio della 111 domenica dopo
[oggi si dice di] pasqua: discorso
e benedizione papale impartita da mons.
Abate. Il mese di maggio si fa con breve
lettura o discorsetto nella cripta: i
devoti saranno una quarantina tra adulti e
ragazzi. In giugno (in giorno da
stabilirsi) si celebra la chiusa generale
del mese mariano organizzata e sostenuta
da apposita commissione: vi è
straordinario concorso di donne
però specialmente. Il due agosto
[festa francescana del Perdono o
Indulgenza d'Assisi] è poco
conosciuto e praticato, però al
mattino vi è discreto concorso.
L'ultima domenica di agosto al mattino si
fa una breve funzione all'altar di s.
Filippo Benizi: cioè s. Messa,
benedizione dei panetti, breve panegirico
del santo e distribuzione di panetti. Il
concorso dei devoti è poco
più delle solite domeniche. Nel
pomeriggio della 111 domenica di ottobre
si compie la funzione del voto (fatto nel
1855) cioè: vespri solenni,
discorso di mons. Abate e benedizione
eucaristica. A questa funzione deve
pensare la abbaziale anche per la cera. Il
lunedì subito dopo si celebra la
festa cosiddetta degli ortolani:
cioè in ringraziamento dei benefici
ottenuti a mezzo della campagna. Anche
questa festa venne istituita nel 1855.
Tutte le domeniche e feste nella s. messa
si fa un breve discorsino o evangelietto e
nel pomeriggio la benedizione eucaristica
come pure il 1° venerdì del
mese".
Naturalmente da allora molte cose sono
cambiate: alcune feste hanno perso
d'importanza, altre sono nate di nuovo. 1
tempi cambiano e cambiano anche i modi di
esprimere la propria devozione. "sempre
bene conoscere il passato per sentire come
i nostri padri esprimevano la loro fede e
quali erano gli assilli che li
preoccupavano".
Nell'elenco che ho appena riportato si
dice che alla III domenica di pasqua
l'abate di Casalmaggiore impartiva la
benedizione papale. Non nego che ho
faticato a trovare una spiegazione, ma
finalmente ho rintracciato un documento
chiarificatore. Lo trascrivo,
perché mi sembra interessante
vedere come i papi si sono occupati del
nostro santuario.
"Decreto. In virtù di Decreto in
perpetuo valituro dato in Roma il giorno
dodici Aprile 1747 dalla Santa memoria di
Benedetto XIV, ed altro dato in Aprile
1800 da Sua Santità Pio VII, Felice
Memoria, a tutti e singoli fedeli
Cristiani dell'uno e dell'altro sesso, che
confessati, e comunicati devotamente
visiteranno questa Chiesa della Santissima
Annunciata nel giorno del Patrocinio del
Glorioso Patriarca S. Giuseppe, e quivi
secondo la mente del Sommo Pontefice
porgeranno devote preghiere a Dio,
è benignamente concessa
l'Indulgenza Plenaria applicabile ancora
ai Fedeli Defunti colla facoltà
all'Abate, per tempo della Chiesa
Abbaziale di S. Stefano, di potere in nome
di Sua Santità benedire il
popolo".
A quei tempi le indulgenze erano tenute
in grande considerazione come aiuto che la
chiesa offre a tutti i fedeli per
convertirsi, per riparare ai propri
peccati, per crescere nella vita cristiana
e per soccorrere i fratelli defunti
bisognosi di suffragi.
La festa del Patrocinio di S. Giuseppe
fu fissata alla terza domenica di pasqua
nel 1680 e così fu fino al 1913
quando fu spostata al mercoledì
dopo la seconda domenica di pasqua.
Ecco come si svolgeva il rito e con
quali preghiere:
Rito e modo per impartire la
Benedizione Papale
Giunti all'altare si recitano le
Litanie della B. V coll'Orazione: Concede
misericors Deus, & e l'altra a S.
Giuseppe: Deus qui ineffabili, &;
quindi, letto il Decreto, si
ecciterà il popolo alla contrizione
con un breve Discorso: dopo il quale
genuflessi tutti, e recitato il Confiteor,
Mons. Abate colla seguente Orazione
implorerà, stando in piedi, la
Divina misericordia: Omnipotens &
misericors Deus &c. poscia rivolto al
popolo dalla parte dell'Epistola, con un
sol Segno di Croce lo benedirà.
Cantate le Litanie
Sac.: Ora pro nobis sancta Dei
genitrix
Fedeli: Ut digni efficiamur promissionibus
Christi
Oremus: Concede misericors Deus
fragilitati nostrae praesidium: ut qui
Sanctae Genítricis memoriam agimus,
intercessíonis ejus auxilio a
nostris iniquitatibus resurgamus, Per
Dominum
Oremus: Deus qui ineffabili providentia
beatum Joseph Sanctissimae Genitricis tuae
Sponsum efigere dìgnatus es: presta
quaesumus, ut quem protectorem veneramur
in terrís, intercessorem habere
mereamur in coelis. Per
Fatta la confessione:
Sac.: Adjutorium nostrum in nomine
&
Fedeli: Qui fecit Coelurn & Terram
Sac.: Salvurn fac populum tuurn Domine
Fedeli: Et benedic hacreditati tuae
Sac.: Dominus vobiscum
Fedeli: Et cum spiritu tuo
Oremus: Omnipotens, & misericors Deus,
da nobis auxílium de sancto, &
vota populi hujus in humilítate
cordis veniam peccatorum poscentis,
tuamque benedictionem praestolantis, &
gratiam clementer exaudi: dexteram tuam
super eurn benignus estende, ac
plenitudinern Divinae benedictionis
effunde: qua bonis omnibus cumulatus,
felicitatem & vitam consequatur
aeternam.
Per ...
Rivolto al popolo: Benedicat vos
Omnipotens Deus, Pater & Filius, &
S. Sanctus.
Amen".
Ci sembra importante ricordare le
formule delle preghiere con le quali
generazioni di fedeli si sono avvicendate
nel santuario della Madonna della Fontana
per pregare. Questo è lo scopo
principale dell'esistenza di un santuario
e perciò si deve considerare anche
questo aspetto nel ricostruire la
storia.
Ed a questo proposito ricordiamo qui
anche un altro papa che si è
interessato del nostro Santuario ed ora
è stato beatificato. Si tratta di
Pio IX, che fu papa dal 1846 al 1878. Non
sappiamo in che anno, ma anche lui
concesse un'indulgenza di 300 giorni a chi
avesse recitato la preghiera alla Madonna
composta da s. Bernardo. Ciò
risulta da alcune immaginette. La
preghiera si trova ora incastonata in
quella del 18 settembre 1903 che
riporteremo tra poco.
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